Salute dell’intestino


 

STIPSI

intestinoLa regolarità intestinale è un importante indicatore di un buono stato di salute. In Italia circa 4 milioni di persone soffrono di stitichezza e le più colpite sono le donne (circa l’80% dei casi). Il disturbo può compromettere seriamente la qualità della vita quotidiana.
Si parla di stitichezza (o stipsi) quando la frequenza di evacuazioni (senza l’aiuto di lassativi) è in media di 2 volte a settimana, in presenza di un eccessivo sforzo alla defecazione o se si ha una sensazione di incompleta evacuazione e feci dure e/o capriniformi.
Se questi disturbi si protraggono per più di 3 mesi si tratta di stipsi cronica.
Il malfunzionamento dell’intestino è originato da diversi fattori alcuni ancora sconosciuti.
 
Può essere infatti la conseguenza di moltissime patologie:

  • metaboliche (porfiria)
  • endocrine (ipotiroidismo, diabete mellito)
  • neurologiche (primitive e post traumatiche)
  • psichiche
  • muscolari
  • anorettali (proctite, ragadi anali, stenosi, ascessi)

Esistono varie forme del disturbo:
 
Stipsi occasionale: si verifica quando il malessere è malessere temporaneo. Di solito si verifica in particolari circostanze come durante un lungo viaggio, dopo un brusco cambio di clima o di alimentazione oppure in seguito ad un ricovero ospedaliero. In questo caso la stipsi è risolvibile con un intervento sulla dieta, che deve essere più ricca di fibre.
 
Stipsi cronica: le feci troppo dure cusano nel tempo un danno al pavimento pelvico che a lungo andare possono causare emorroidi o ragadi anali. In caso di malessere persistente è necessario che il medico prescriva approfondimenti diagnostici per escludere malattie più gravi. Può provocare inoltre una quantità di disturbi, sofferenze e complicanze anche molto gravi, come occlusione intestinale, dolore addominale cronico, megacolon, volvolo, fecaloma, fino al cancro del colon-retto. La stipsi cronica infatti determina una specie di autointossicazione perché alcune sostanze invece di venire smaltite rimangono all’interno dell’organismo.
 
Stipsi in gravidanza: la comparsa del disturbo durante la maternità è dovuta all’effetto del progesterone, l’ormone che facilita la prosecuzione della gestazione. Questo rilassa la muscolatura dell’utero, migliorando la crescita della sua componente muscolare che da pochi grammi arriva a superare i 1000-1500 grammi. Inoltre promuove l’attività della placenta, essenziale per nutrire il bambino. Tuttavia il progesterone rallenta tutte le attività motorie e anche il transito intestinale. In più l’utero gravido provoca una compressione del tratto terminale dell’intestino, che tende a peggiorare con il progredire della gravidanza, toccando il picco nel terzo trimestre. Se una donna soffre già di stitichezza, è utile approfondire le possibili cause con un gastroenterologo.
 
Stipsi associata a farmaci: l’assunzione di alcuni medicinali (analgesici, antiacidi, anestetici, antidepressivi, diuretici) può favorirne l’insorgenza.
Per contrastare la stipsi può essere necessario assumere dei lassativi.
 
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DIARREA

È un disturbo che implica un aumento del numero di evacuazioni (3 o più scariche) e una riduzione della consistenza delle feci (non formate o molte liquide). Spesso è accompagnata da altri sintomi come bruciore, crampi, dolori addominali, gonfiore, nausea, febbre, stanchezza, malessere generale, vomito, eruttazioni e meteorismo e presenza di sangue nelle feci.

Le principali cause del disturbo sono:

  • infezioni batteriche (Campilobacter, Salmonella, Shigella ecc.)
  • intolleranze alimentari (lattosio o altri zuccheri)
  • infezioni virali (Norwalk, Citomegalovirus, Herpes simplex )
  • parassiti (di solito entrano nel corpo attraverso cibo e acqua)
  • reazioni ad alcuni farmaci (soprattutto antibiotici, antipertensivi ma anche chemioterapici utilizzati nelle cure contro il cancro)
  • malattie intestinali (infiammazioni, coliti, morbo di Crohn e celiachia)

La diarrea è una difesa messa in atto dal nostro organismo. Le ripetute scariche facilitano l’eliminazione di agenti patogeni, tossine o sostanze irritanti.

Il disturbo viene classificato come: 

  • diarrea ricorrente (con andamento ciclico ed episodi ravvicinati tra loro)
  • diarrea acuta (la durata è inferiore alle tre settimane)
  • diarrea cronica (la durata è superiore alle tre-quattro settimane)

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Nei casi più gravi di diarrea è possibile che il paziente perda grandi quantità di liquidi e sali.
Questo è particolarmente pericoloso per i bambini e gli anziani che in questi casi devono immediatamente prendere provvedimenti per evitare gravi problemi di salute. Bere molta acqua può non essere sufficiente perché devono essere reintegrati anche zuccheri e sali per cui è indicato l’uso di reidratanti orali.

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DIARREA DA ANTIBIOTICI

La diarrea è abbastanza frequente anche in seguito all’assunzione di alcuni farmaci e in particolare degli antibiotici. La terapia antibiotica danneggia in maniera consistente l’equilibrio della microflora. L’eliminazione dei patogeni porta come effetto indesiderato anche alla distruzione di batteri con effetti benefici per il nostro organismo. I probiotici sono fondamentali per favorire l’equilibrio della microflora. Per quanto riguarda effetti collaterali come astenia, malessere e spossatezza è possibile dare un aiuto al nostro organismo con l’assunzione di sostanze energizzanti e immunostimolanti. In particolare le vitamine del gruppo B e lo zinco possono essere di grande aiuto: stimolano la produzione di energia e facilitano il corretto funzionamento del sistema immunitario. 

MALESSERE E SPOSSATEZZA

È chiaro che questi disturbi sono frequenti anche in altre condizioni che non richiedono necessariamente l’uso di antibiotici. Stanchezza e stress sono una costante della vita d’oggi. Il ritmo di vita accelerato, i molti impegni, le difficoltà crescenti nel gestire gli impegni familiari e lavorativi spesso mettono a dura prova l’equilibrio psicofisico e sopraggiungono astenia, affaticamento generalizzato, spossatezza, ansia, iperemotività e cefalea.
Questo stato d’animo si verifica di solito anche nel periodo della convalescenza dopo un’operazione o intervento chirurgico.

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COLONSCOPIA

La colonscopia è un esame endoscopico, eseguito con uno strumento flessibile, che permette di visualizzare le pareti di tutto il colon. In genere viene effettuata dopo aver sottoposto il paziente ad una leggera sedazione, che permette di conservare la coscienza ma elimina il dolore.
L’esame avviene attraverso una sonda flessibile di circa un centimetro di diametro che viene manovrata dal personale medico. È la tecnica più efficace per individuare il tumore del colon-retto perché permette l’osservazione diretta della parete interna di tutto il viscere, la biopsia o l’asportazione delle lesioni, ma viene utilizzata anche per la diagnosi di altre patologie intestinali. La durata dell’indagine è in genere 10-15 minuti, ma in casi particolari può durare anche molto di più.
Dovrebbe essere svolto ogni dieci anni dopo i 50 anni di età, ed inoltre se si associa un altro esame (la ricerca di sangue occulto nelle feci), gli oncologi sono in grado di individuare precocemente il 75% dei tumori.

 

Come prepararsi ad una colonscopia
Tre giorni prima dell’esame il paziente deve cominciare a prendere qualche piccolo accorgimento. È assolutamente necessario avere l’intestino pulito in modo adeguato. Per questo bisogna:

  • eliminare momentaneamente il consumo di cibi ricchi di fibre (verdura, frutta, legumi o cereali) e preferire invece carne, pesce, uova o latticini. Per le bevande sono invece da escludere quelle di colore rosso (vino, spremute di agrumi o frullati). Nessun problema invece è stato riscontrato con l’assunzione di acqua, caffè, the o bibite. Via libera a acqua, caffè, the o bibite.
  • il giorno antecedente all’esame non bisogna mangiare cibi solidi ma è possibile mangiare pietanze liquide come ad esempio brodo di carne.
  • la notte prima si può consumere solo camomilla o tè con un po’ di zucchero e il giorno dell’esame è obbligatorio arrivare in ospedale digiuni.

Un’adeguata preparazione del colon è fondamentale per una corretta valutazione endoscopica in quanto permette:

  • una migliore visualizzazione della mucosa
  • tempi più brevi di esecuzione
  • maggiore sicurezza

Nei tre giorni antecedenti all’esame è preferibile assumere dei lassativi e a volte può essere utile anche un clistere. È particolarmente importante anche la compliance del paziente.
Il paziente prima dell’esame deve effettuare la preparazione che consiste nell’assunzione di specifiche formulazioni che hanno come obiettivo la pulizia completa dell’intestino. Può essere richiesta una pulizia dell’intestino anche in caso di interventi chirurgici che interessano zone anatomicamente vicine all’intestino.

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DISTURBI DELLA DIGESTIONE

I disturbi digestivi interessano oltre 15 milioni di italiani e le più colpite sono le donne. La frequenza aumenta con l’avanzare dell’età. Tra i principali disturbi ricordiamo il gonfiore addominale, meteorismo, aerofagia, flatulenza e insonnia da cattiva digestione.

  • aerofagia: si tratta di un disturbo provocato dall’ingestione di troppa aria durante il pasto. L’eccedenza può portare anche a gonfiori addominali e dolore. Può essere causata dalla eccessiva velocità con la quale si mangia o dal consumo esagerato di bibite, bevande gassate e chewing gum. A volte dietro aerofagia si possono nascondere malattie più gravi come ulcera, gastroduodenite, riniti e sinusiti croniche
  • flatuenza e meteorismo: il primo è l’emissione dei gas prodotti dal colon. Il meteorismo invece si contraddistingue per la presenza di gas nell’intestino in misura tale da provocarne il rigonfiamento. Le possibili cause di questi due disturbi sono: alimentazione squilibrata, stati di nervosismo e di affaticamento e aerofagia

Contro questi disturbi un aiuto prezioso può essere fornito dalle erbe, anche sotto forma di tisane.

Dicalmir 

  • gonfiore addominale è la sensazione di tensione e gonfiore della pancia disgiunta però da altri sintomi. Secondo gli esperti colpisce il 15% della popolazione mondiale. È di solito originato dall’eccessiva quantità di gas all’interno dell’intestino e da un’aumentata produzione di idrogeno da parte dei batteri del colon.

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MALASSORBIMENTO

Si parla di malassorbimento intestinale quando persiste nella persona un insufficiente assorbimento delle sostanze nutritive a livello intestinale.

Nello specifico in gastroenterologia “malassorbimento” può indicare:

  • una mancata digestione di alcuni alimenti
  • un mancato assorbimento di elementi nutrienti attraverso gli enterociti (le cellule che compongono le pareti dell’intestino)
  • un trasporto alterato dei nutrienti lungo i vasi linfatici

Può essere il risultato di molteplici e diversi fattori come, per esempio, un tumore intestinale, una malattia del pancreas o un’alterazione del metabolismo della bile. Oppure è provocata da alcune intolleranze alimentari come quella al glutine (celiachia).In caso di malassorbimento è necessario incrementare l’assunzione di vitamine e minerali per colmare le carenze.

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PATOLOGIE INFIAMMATORIE INTESTINALI

Le principali patologie infiammatorie intestinali sono:

  • la malattia di Crohn: infiammazione cronica che colpisce l’intero canale alimentare. Nove volte su dieci interessa l’ultima parte dell’intestino tenue: l’ileo (ileite) o il colon (colite) o in alcuni casi entrambi (ileo-colite). Nelle zone colpite oltre all’infiammazione la patologia si manifesta attraverso gonfiore e ulcerazioni che spesso interessano l’intero spessore della parete dell’organo. Le ulcere originate dall’irritazione, se non vengono adeguatamente curate possono portare a creare dei restringimenti intestinali (stenosi) o approfondirsi fino a “bucare” l’intestino e a toccare gli organi vicini (fistole).
  • colite ulcerosa: colpisce il colon e il retto. I suoi sintomi sono continue scariche di diarrea con sangue e muco, sensazione continua di bisogno di evacuare, affaticamento e febbre, perdita di appetito e diminuzione del peso. Come per la malattia di Crohn le sue cause sono ancora sconosciute e non può essere considerata né contagiosa né ereditaria.
  • diverticolosi e diverticolite: sono due condizioni originate dai diverticoli delle tasche (o diverticoli) che si originano nel colon. La diverticolosi si verifica quando si sviluppano queste tasche mentre invece si parla di diverticolite quando le tasche si infiammano o presentano complicazioni. Di solito l’infiammazione è originata dalla permanenza all’interno dei diverticoli di materiale fecale per un lungo periodo di tempo. Sono molto frequenti nei Paesi occidentali ed è principalmente causata da una dieta povera di fibre. Si manifesta tramite diarrea, dolore addominale, brividi, febbre alterazioni dell’alvo e possibili emorragie del retto. È utile l’assunzione di fibre per regolarizzare l’alvo.

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GLOSSARIO

LA CELIACHIA

Detta anche sprue celiaca o enteropatia da glutine è una intolleranza permanente al glutine. Si tratta di una malattia immunomediata che si scatena quando la sostanza ingerita, produce in una persona geneticamente predisposta, un processo infiammatorio nell’intestino tenue e conseguente malassorbimento. La proteina è presente in diversi cibi: pane, pasta, biscotti, pizza, cereali per la prima colazione, vari tipi di dolciumi.
I principali cibi da evitare sono: segale, frumento (grano), farro, orzo, avena, pane bianco e altri prodotti da forno, cibi etnici (bulgur, couscous e seitan) birra da malto d’orzo e/o di frumento. Via libera invece a riso, mais, grano saraceno, carne e uova, latte fresco o fermentato, probiotici e tutti i tipi di carne e pese.

 

IL TUMORE DEL COLON-RETTO

È il tumore più frequente nella popolazione italiana e rappresenta la quarta neoplasia più diffusa a livello mondiale. È abbastanza rara prima dei 40 anni, sempre più frequente a partire dai 60. Nel cancro del colon retto la familiarità è un fattore di rischio particolarmente rilevante. In chi ha un familiare di primo grado già colpito da questa forma di tumore il rischio aumenta di 2-3 volte; il pericolo cresce di 3-4 volte se i familiari di primo grado malati sono più di uno, o se il cancro si è manifestato in un’età particolarmente precoce, prima dei 50 anni. Il tumore del colon-retto è una neoplasia maligna che origina da queste cellule epiteliali presenti su tutta la superficie mucosa dell’organo. La maggior parte dei tumori originano da piccole estroflessioni della mucosa chiamate “polipi” che hanno comportamento iniziale benigno. Ma se vengono lasciati in sede, possono nel tempo trasformarsi in una neoplasia maligna.
Il National Cancer Institute (USA) ha suggerito delle linee guida di comportamento al fine di prevenire il rischio di sviluppare il carcinoma del colon-retto:

  • ridurre l’assunzione di grassi al 30% delle calorie totali
  • inserire nella dieta giornaliera frutta e verdura
  • bere alcolici con moderazione
  • evitare di ingrassare
  • aumentare l’apporto di fibre
  • minimizzare il consumo di cibi salati, conservati o affumicati

 

LA DISIDRATAZIONE

Negli anziani totalmente o parzialmente non autosufficienti è molto frequente lo stato di disidratazione. Quando il bilancio tra liquidi assunti ed eliminati è negativo si possono verificare rapida perdita di peso, secchezza delle mucose (lingua arida, secca), bulbi oculari infossati, astenia, oliguria, confusione mentale o letargia, difficoltà nell’eloquio, tachicardia e ipotensione ortostatica. Altre categorie particolarmente a rischio di disidratazione sono le persone malnutrite o afflitte da alcune patologie come gastroenterite, occlusione intestinale o disturbi del comportamento alimentare (bulimia e anoressia). È molto pericolosa anche nei bambini.

  • Calcio: è un importante minerale che insieme a magnesio e fosforo prende parte alla formazione di denti e scheletro.
  • Vitamina D3: regola l’assorbimento intestinale del calcio e il suo deposito nelle ossa scheletriche sotto forma di cristalli.
  • Vitamina K2: o menachinone è di origine batterica e contribuisce al mantenimento di una normale struttura ossea.