Salute della Donna

VAGINOSI E VAGINITI

La vaginosi è un’alterazione dell’equilibrio della flora vaginale, con incremento dei batteri patogeni a scapito dei lattobacilli che invece proteggono l’ambiente vaginale. Il principale marker di vaginosi batterica è la Gardnerella vaginalis. Quando questa alterazione non viene contrastata può aggravarsi e sfociare in vera e propria infiammazione, con aumento del rischio di complicanze e danni ai tessuti. In questi casi si parla di vaginiti.
La flora batterica vaginale normalmente vede predominare i lattobacilli, che mantengono il pH della vagina acido e proteggono la donna dagli agenti patogeni. Se i lattobacilli diminuiscono, altri microrganismi possono moltiplicarsi originando fastidiosi disturbi come perdite, prurito, bruciore durante la minzione, dolore durante i rapporti.
La cura di questi disturbi in genere consiste nell’uso di antibiotici. Questo porta ad una rapida riduzione dei sintomi ed una iniziale guarigione. Però molto spesso dopo pochi mesi si hanno delle ricadute molto fastidiose per la donna, che deve continuamente sottoporsi a visite e terapie che non sempre risolvono definitivamente il problema.
Quando le infezioni vaginali si protraggono nel tempo possono degenerare e portare ulteriori problematiche ginecologiche come endometrite, malattia infiammatoria pelvica e danni tissutali.
Le vaginiti possono essere causate anche da funghi/lieviti come la Candida, o da protozoi, come ad esempio il Trichomonas.
La vaginite da Candida è molto diffusa e spesso trattata con fluconazolo.

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INFEZIONI DELLE VIE URINARIE

La più comune infezione delle vie urinarie è la cistite. Si stima che circa il 25-35% delle donne di età compresa tra i 20 e i 40 anni abbia manifestato almeno un episodio di cistite nel corso della sua vita.
Si manifesta attraverso dolore addominale/pelvico, bisogno impellente e frequente di urinare, febbre e brividi. Nei casi più gravi le urine sono torbide o accompagnate da sangue. Di solito la malattia non è grave, ma senza le dovute precauzioni, può diventare un disturbo ricorrente, presentarsi più volte nel corso dell’anno e influenzare la qualità di vita di chi ne soffre.
Le cistiti sono così comuni nelle donne perché l’uretra femminile, a differenza di quella maschile, è molto breve. Dalla vagina quindi è molto facile che i germi possano risalire fino alla vescica provocando un’infezione.
Il microrganismo responsabile della maggior parte delle cistiti è l’Escherichia coli (~ 80% dei casi), un germe normalmente presente nell’intestino dell’uomo.
È quindi fondamentale mantenere in equilibrio sia la microflora vaginale che la microflora intestinale per prevenire le infezioni delle vie urinarie, spesso dovute ad autoinfezioni.

Tra le possibili cause delle cistiti ci sono anche:

  • l’utilizzo di tamponi vaginali durante il ciclo mestruale o di detergenti intimi eccessivamente aggressivi
  • dieta non equilibrata e irregolare
  • i rapporti sessuali: con la sollecitazione meccanica alcuni germi possono risalire verso uretra e provocare infiammazioni.
  • l’uso eccessivo di antimicrobici: alcuni antimicrobici alterano l’equilibrio della flora batterica vaginale costituita da lattobacilli causando la colonizzazione vaginale da parte di patogeni (tra cui l’Escherichia Coli)

L’urina è una sostanza chimicamente attiva e irritante e quando si concentra tende ad aumentare la sensazione di urgenza. Per evitare le cistiti è quindi importante bere molto e urinare spesso.

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INFEZIONI GENITALI E GRAVIDANZA

Le infezioni genitali in gravidanza possono risultare molto pericolose: aumentano il rischio di aborto spontaneo o parto prematuro, e hanno quindi ripercussioni importanti sullo sviluppo del feto o del neonato prematuro. Le più comuni sono la vaginosi batterica e la vaginite da Candida.
La vaginosi batterica è causata da un’alterazione della flora batterica vaginale: in condizioni fisiologiche normali la flora batterica vaginale è composta per il 90-95% da diversi ceppi di lattobacilli produttori di acido lattico e perossido di idrogeno (H2O2) che contribuiscono a mantenere basso il pH vaginale, difendendo l’ecosistema vaginale da agenti patogeni, in grado di colonizzarla. L’equilibrio dell’ecosistema vaginale è fragile e può essere facilmente alterato: sono la Gardnerella vaginalis, la Prevotella, il Mobiluncus e il Mycoplasma che riescono a restringere lo spazio vitale e ad ridurre la capacità protettiva dei lattobacilli, alterando il pH vaginale. I sintomi più frequenti sono perdite vaginali (spesso maleodoranti), irritazione, dolore o fastidio nella minzione e prurito ai genitali. La vaginosi è considerata una delle prime cause del parto pretermine (prima della 37a settimana di gestazione), della rottura prematura delle membrane, così come della corioamnionite (evento che può più frequentemente verificarsi intorno alla 23-24a settimana di gestazione) e dell’endometrite post-partum.

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INFEZIONE DA STREPTOCOCCO B

Lo Streptococcus agalactiae o Streptococco B è un germe di comune riscontro nei tamponi vaginali, in presenza di vaginite e anche in assenza di sintomi. È uno dei tanti batteri della nostra flora vaginale. L’importanza dell’infezione genitale da Streptococco agalactiae è limitata al solo caso di gravidanza e in concomitanza del parto, perché l’infezione si trasmette spesso al bambino (circa nel 40% dei casi) durante il parto naturale, ed è quindi importante poter adottare misure di prevenzione durante il parto.

Gli esperti raccomandano di ricercare lo Streptococco B con un tampone vaginale e rettale alla 37° settimana di gravidanza. In caso di positività del tampone (anche solo uno dei due) è necessario proteggere il nascituro dal rischio di contrarre l’infezione, durante il parto, con antibiotici.

IL PARTO PRETERMINE E IL BASSO PESO ALLA NASCITA

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) si parla di parto pre-termine quando la fine della gestazione avviene prima della 37a settimana indipendentemente dal peso del neonato.

Si distinguono:

  • Pretermine: nascita tra 23a e 37a settimana
  • Quasi a termine: nascita tra la 34a e la 36a settimana
  • Moderatamente pretermine: nascita tra la 32a e la 34a settimana
  • Molto pretermine: prima della 32a settimana
  • Estremamente pretermine, prima della 28a settimana

Tra le varie cause di queste nascite ci sono: vaginosi batterica (il rischio è doppio per la donna); infezioni vie urinarie e malattie sessualmente trasmesse (clamidia).
Le donne in gravidanza affette da Gardnerella (o altre forme di vaginosi) presentano una maggiore incidenza non solo di parti prematuri ma anche di nascite di neonati con basso peso alla nascita.
Un bambino si definisce nato sottopeso quando pesa meno di 2.500 grammi al momento del parto indipendentemente dall’età gestazionale al momento della nascita. Tuttavia anche se esiste una forte correlazione tra peso alla nascita e prematurità non tutti i neonati sottopeso nascono prima della 37a settimana e viceversa.

Si parla di:

  • Basso peso alla nascita quando è inferiore a 2.500 grammi
  • Peso molto basso alla nascita quando è meno di 1.500 grammi
  • Peso estremamente basso alla nascita quando è meno 1.000 grammi

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GRAVIDANZA E ALLERGIE NEL NEONATO

La recente pubblicazione delle linee guida della World Allergy Organization ha confermato l’utilità dell’assunzione di probiotici in gravidanza anche per la prevenzione delle malattie allergiche nel neonato. Ciò è valido anche per la durata dell’allattamento.

Negli ultimi anni si è verificato un aumento dell’incidenza delle malattie allergiche nei Paesi industrializzati. Oggi la prevalenza delle malattie allergiche nella prima infanzia è pari al 10% e passa a 20-30% in neonati ad alto rischio (neonati con un parente di primo grado allergico).
Nel 90% dei casi l’esordio è nei primi 5 anni di vita, nel 65% dei casi durante il primo anno di vita.

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CORRETTA ALIMENTAZIONE IN GRAVIDANZA

Durante i nove mesi di gestazione, e dopo il parto, l’organismo subisce una serie di cambiamenti molto profondi sia a livello ormonale, che a livello metabolico. In gravidanza, ad esempio, le difese immunitarie si abbassano, proprio perché il corpo non deve considerare il feto come un corpo estraneo e, di conseguenza, serve che la “sorveglianza” diminuisca: questo espone la mamma a un maggior rischio di infezioni. Inoltre, il metabolismo e i fabbisogni nutritivi cambiano sia per favorire il corretto sviluppo del bambino, sia per aiutare la madre durante la gestazione e l’allattamento. Il latte materno è senza dubbio l’alimento più completo per il piccolo: è ricco di elementi nutritivi e sostanze biologicamente attive come gli anticorpi che combattono enteriti, otiti, infezioni urinarie e respiratorie.

Per questi motivi, è importante curare la propria dieta dai primi mesi di gravidanza e proseguire fino a dopo la nascita del bambino:

  • scegliere prodotti integrali come fonti importanti di carboidrati e fibre;
  • consumare, pesce, carni magre, uova, latte e latticini come fonti primarie di proteine;
  • mangiare 5 volte al giorno verdura o frutta quali fonti importanti di vitamine e sali minerali;
  • evitare o limitare il consumo di alimenti crudi e formaggi grassi;
  • sostituite il sale con erbe aromatiche e utilizzate olio extra vergine d’oliva per i condimenti (da preferire ad altri grassi di origine animale come burro e margarina);
  • bere molta acqua, evitare alcolici, bevande zuccherate e gassate, bevande contenenti caffeina e additivi

Durante la gravidanza aumenta il fabbisogno di iodio, ferro, acido folico, vitamina C: micronutrienti essenziali per il buon andamento della gestazione e per lo sviluppo del feto. Per coadiuvare l’assorbimento del ferro può essere utile anche l’assunzione di integratori con lattoferrina.

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Anche dopo il parto aumenta il fabbisogno di alcune vitamine e minerali. Quando le quantità fornite dall’alimentazione quotidiana si rivelano insufficienti, il medico potrà suggerire l’assunzione di integratori alimentari.Inoltre la neomamma deve affrontare un particolare periodo di stress psicofisico per l’alterazione dei suoi ritmi quotidiani e aumenta la sua necessità di energia in caso di allattamento al seno.
Può essere quindi utile l’assunzione delle vitamine del complesso B che favoriscono la produzione di energia.

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Dopo il parto, attenzione anche alla gestione del peso. Perdere i chili accumulati nei nove mesi di gravidanza, non vuol dire “dimagrire”, ma semplicemente tornare al proprio peso-forma. È un percorso graduale che richiede molto tempo; mai iniziare diete-fai-da-te, saltare i pasti o digiunare, soprattutto se allattate al seno. È un atteggiamento controproducente per il recupero psico-fisico e può nuocere anche al neonato. Se sarà necessario, solo una volta concluso l’allattamento, potrete seguire un regime dietetico più rigido sotto il controllo di un esperto in nutrizione.

Può essere utile l’assunzione di integratori in grado di coadiuvare la perdita di peso nell’ambito di una dieta ipocalorica e un corretto stile di vita.
 
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SINDROME DELL’OVAIO POLICISTICO

La sindrome dell’ovaio policistico (polycystic ovary syndrome, PCOS) è uno dei più diffusi disordini ormonali femminili e rappresentano la causa più frequente di infertilità. È una sindrome caratterizzata sia da alterazioni ormonali (aumento degli ormoni maschili, disordini del ciclo mestruale), sia da alterazioni metaboliche (diabete, obesità, colesterolo alto).

La diagnosi di sindrome dell’ovaio policistico viene effettuata se sono presenti almeno 2 dei seguenti fattori (criteri di Rotterdam):

  • irregolarità mestruale (oligomenorrea, amenorrea, infertilità)
  • presenza di iperandrogenismo (aumento ormoni maschili)
  • cisti ovariche

Nel corso delle varie età della donna, la sindrome si manifesta con la prevalenza di alcuni aspetti rispetto ad altri:

  • nella paziente adolescente provoca soprattutto disturbi e alterazioni mestruali, acne, irsutismo
  • nella donna in età fertile che cerca una gravidanza si ha un’alterazione del ciclo mestruale con tendenza a oligomenorrea e amenorrea (nei casi peggiori)
  • nella donna in gravidanza sono particolarmente importanti le alterazioni metaboliche per il rischio di diabete gestazionale o altre complicanze dovute all’eccessivo aumento di peso
  • nella donna in età avanzata o durante la menopausa le complicanze metaboliche, spesso accompagnate da sovrappeso e obesità, si associano ad un forte aumento del rischio cardiovascolare.

Insulino resistenza

Nella maggioranza dei casi la sindrome dell’ovaio policistico è indotta dall’insulino-resistenza, un’anomalia metabolica che si determina quando il pancreas produce insulina (l’ormone che regola i livelli di glucosio del sangue) ma l’organismo non riesce ad utilizzarla. È presente nel 70% delle donne colpite da PCOS. Molte donne con PCOS hanno anche elevati livelli di colesterolo e trigliceridi nel sangue. Di fatto le alterazioni metaboliche della donna PCOS sono anche le alterazioni tipiche della sindrome metabolica.

L’insulino resistenza è inoltre strettamente collegata a:

  • obesità, soprattutto con accumulo di grasso nella parte addominale (a forma di mela). Si tratta della forma di obesità più pericolosa per la salute. Anche in assenza di obesità conclamata l’accumulo di grasso in questo distretto corporeo è molto dannoso per la salute.
  • variazioni ormonali: aumento degli ormoni maschili con possibili ricadute negative sulla fertilità

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MENOPAUSA

La menopausa (dal greco menos = mese e pausis = cessazione) è una fase delicata della vita della donna che corrisponde alla fine dei flussi mestruali. Nella popolazione italiana compare tra i 44 e i 53 anni. Già nei 3-5 anni precedenti la donna può sviluppare una serie di disturbi noti come sintomi menopausali. I principali sono: invecchiamento della pelle, vampate di calore, sudorazioni notturne, insonnia, ansia, depressione e disturbi della sfera sessuale.
Quando la funzione ovarica cessa completamente vengono meno anche gli effetti protettivi esercitati dagli ormoni femminili (estrogeni) su importanti problemi di salute come le patologie cardiovascolari e l’osteoporosi.
Il tipo e l’intensità dei sintomi e delle complicanze della menopausa dipendono da diversi fattori, non solo ormonali, che vanno in ogni caso a compromettere lo stato di benessere della donna. 

Stress ossidativo

L’invecchiamento del corpo femminile provoca un aumento della produzione di sostanze chimiche chiamate radicali liberi.
La loro produzione è un evento fisiologico e sono generati in massima parte con la respirazione. Il 95% dell’ossigeno è utilizzato per creare energia e il restante 5 % è trasformato in radicali liberi. Tuttavia è possibile che stili di vita scorretti (alimentazione scorretta, abuso di alcol, fumo di sigaretta, troppa attività fisica) o alcune malattie (soprattutto ipercolesterolemia e diabete) possono incrementare la loro produzione. In condizioni normali non sono dannosi, perché l’organismo riesce a gestirli e smaltirli. Con il passare degli anni e l’arrivo della menopausa, le difese della donna diminuiscono e la loro quantità può aumentare generando una condizione chiamata stress ossidativo.
L’eliminazione dei radicali liberi può essere favorita da uno stile di vita sano (attività fisica e alimentazione equilibrata) e dall’uso di antiossidanti. Molte di queste sostanze derivano dalle piante e appartengono alla grande classe dei polifenoli. Tra questi troviamo il resveratrolo.
Anche la vitamina E è un potente antiossidante e contribuisce a proteggere le cellule dai danni provocati dai radicali liberi.

È possibile assumere queste sostanze attraverso integratori alimentari.

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Menopausa e osteoporosi

Gli estrogeni svolgono un ruolo protettivo sulle ossa, quindi con l’arrivo della menopausa la donna perde questa protezione e le sue ossa diventano più fragili. Aumenta il rischio di osteoporosi e fratture.

 

OSTEOPOROSI

L’osteoporosi è la malattia metabolica più frequente dello scheletro e interessa principalmente le vertebre dorso-lombari, il femore, l’anca e il polso. Con l’aumentare dell’età colpisce entrambi i sessi, ma la percentuale aumenta notevolmente fra le donne in menopausa.

La prevenzione della patologia può avvenire attraverso:

  • esercizio fisico: è utilissimo per mantenere in salute le ossa perché stimola le cellule a formare nuovo osso per sostituire quello danneggiato dalle microfratture che ogni giorno avvengono nel corso delle comuni attività.
  • corretta alimentazione: una dieta equilibrata, con un corretto introito di calcio e vitamina D, contribuisce al mantenimento di una normale struttura ossea. La frutta e verdura favoriscono invece la densità e quindi il rafforzamento scheletrico

Purtroppo non è sempre facile introdurre calcio e vitamina D con la dieta. In particolare è molto diffusa la carenza di vitamina D, sebbene il nostro corpo sia in grado di sintetizzarla attraverso l’esposizione ai raggi solari. Anche la vitamina K2 contribuisce al mantenimento della normale struttra ossea e le carenze sono frequenti.

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GLOSSARIO
  • Iodio

    Contenuto nel pesce, nelle uova, nella carne, nel frumento, nei cereali, ma anche in alcuni frutti dell’orto come il pomodoro. Tra le conseguenze più gravi di un deficit di iodio abbiamo: aborti spontanei, anomalie congenite, alterazioni neurologiche, deficit mentali, problemi nello sviluppo dell’embrione e del feto. Numerose ricerche hanno inoltre confermato che i bambini, la cui madre abbia assunto durante la gravidanza la giusta quantità di iodio (circa 175 mcg al giorno), mostrerebbero maggiori capacità di apprendimento e cognitive nei primi 10 anni di vita, rispetto ai coetanei la cui vita embrionale e fetale sia stata segnata da un basso apporto di iodio.

  • Acido folico (vitamina B9)

    Contenuto nelle verdure a foglia verde (spinaci e broccoli), nei legumi, nei fagioli, nei cereali e in alcuni frutti come arance, fragole e nocciole. È essenziale soprattutto contro le malformazioni neonatali (in particolare difetti del tubo neurale: quella parte che nel feto si sviluppa per formare il cervello, la scatola cranica e la spina dorsale del bambino). Il fabbisogno in gravidanza si attesta attorno ai 400 mcg giornalieri.

  • Vitamina C (acido ascorbico)

    Contenuta soprattutto in frutta e verdura fresca (ad esempio ribes, kiwi, agrumi, spinaci, peperoni, pomodori). È necessaria all’organismo per sintetizzare il collagene in grado di rinforzare le ossa, le cartilagini e i vasi sanguigni e favorisce l’assorbimento del ferro.

  • Ferro

    È importante soprattutto per il trasporto dell’ossigeno nel sangue e la richiesta di ferro durante la gravidanza aumenta. Questo aumento serve a costruire nuovi globuli rossi per la madre (indispensabili per il trasporto di ossigeno ai tessuti in crescita) ma non solo: ottimizza anche il lavoro di tutti quegli enzimi coinvolti nell’incessante attività cellulare materna e di crescita fetale. È importante prevenire l’anemia e correggerla con l’alimentazione.

Lattoferrina per combattere l’anemia

Il ferro è un elemento essenziale per tutti gli essere viventi e il contenuto totale nelle donne è circa 3 grammi. Quando è presente in misura minore si parla di anemia sideropenica. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) circa 700 milioni di persone soffrono di carenza di ferro.

La lattoferrina è una glicoproteina presente nel latte, in grado di legare il ferro e facilitarne l’assorbimento.

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IL RESVERATROLO

È diventato “famoso” soprattutto per la sua presenza nel vino rosso.
Il resveratrolo assunto per bocca subisce delle trasformazioni per cui solo l’1% resta nella forma attiva (bassa biodisponibilità).

VITAMINA E

Chiamata anche tocoferolo svolge un’importantissima azione antiossidante ed è in grado di rallentare i processi d’invecchiamento delle cellule. Catturando i radicali liberi impedisce loro di creare danni alle molecole.
Attraverso la dieta è possibile assumerla con i cereali, la frutta secca e l’olio di germe di grano. Si tratta di una vitamina che si scioglie nei grassi per cui viene assimilata dall’organismo in presenza di essi.

VITAMINA D3

La vitamina D è sintetizzata a livello della pelle grazie all’esposizione ai raggi solari attraverso la trasformazione di un derivato del colesterolo.

Ne esistono due forme:

  • Vitamina D3 o colecalciferolo: contenuta in prodotti di origine animale
  • Vitamina D2 o ergocalciferolo: di origine vegetale

Il fabbisogno quotidiano varia in base all’età (Linee guida Società Italiana dell’Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro):

  • 400 UI dalla nascita fino al primo anno di vita
  • 1000-1500 UI per gli adulti sani
  • 2300 UI per gli anziani

Quando nell’organismo il livello di vitamina D è meno di 20 ng/ml si parla di ipovitaminosi D e questo può provocare diverse gravi patologie (osteomalacia per l’adulto e rachitismo nel bambino).

La Vitamina D3 regola l’assorbimento intestinale del calcio e il suo deposito nelle ossa scheletriche sotto forma di cristalli.
È molto diffusa la sua carenza, sia per una difficoltà a raggiungere l’assunzione raccomandata attraverso i cibi (pesce grasso, fegato, uova, ecc) sia per una ridotta esposizione ai raggi solari.
Una carenza di vitamina D in menopausa può aumentare il rischio già elevato di osteoporosi, per cui andrebbero controllati i livelli ematici e in caso di carenze potrebbe essere utile la supplementazione.

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Vitamina K2

È necessaria per l’attivazione dell’osteocalcina, una proteina che favorisce la mineralizzazione ossea e per l’attivazione delle proteine Gla della matrice, importanti per evitare la calcificazione del vasi, processo fondamentale nel processo aterosclerotico.

Esistono tre diversi gruppi di vitamina K:

  • Vitamina K1 o fillochinone: di origine vegetale, una volta assunta giunge direttamente nel fegato e favorisce il corretto controllo della coagulazione sanguigna
  • Vitamina K2 o menachinone: di origine batterica è assorbita dal colon e viene generata attraverso la sintesi dei batteri della flora intestinale.
  • Vitamina K3 o menadione idrosolubile: di origine sintetica o artificiale

La K1 è coinvolta soprattutto nei processi enzimatici e attiva alcune importanti proteine plasmatiche e la protrombina, utili per il normale processo di coagulazione. La vitamina K3 è invece è un ottimo coagulante mentre la K2 contribuisce al mantenimento di ossa normali. Dopo la menopausa la donna può riscontrare una carenza prolungata di vitamina K2 che favorire l’insorgenza di osteoporosi e malattie cardiovascolari.

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GLUCOMANNANO

Il glucomannano è una fibra (estratta da una radice di Amorphophallus konjak). Può portare numerosi benefici all’organismo per la sua capacità di legare l’acqua e di fermentare nell’intestino.

La sua assunzione comporta:

  • un effetto meccanico: forma una massa gelatinosa nello stomaco che rallenta lo svuotamento gastrico procurando un senso di sazietà
  • un effetto metabolico: contribuisce al mantenimento di normali livelli del colesterolo nel sangue se assunto nella quantità di 4 g/die
  • un effetto microbiologico: viene fermentato dalla microflora

Per essere efficace, deve essere però essere assunto con molta acqua. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha autorizzato, per questa fibra, l’utilizzo di claim salutistici relativi al controllo del peso (assunzione di 3g/die in concomitanza di una dieta ipocalorica) e al mantenimento dei livelli di colesterolo (assunzione di 4g/die)
(Regolamento 1924/2006 relativo alle indicazioni nutrizionali e salutistiche fornite sui prodotti alimentari).

inositolo

Agisce sull’attività fisiologica del recettore insulinico.

Esiste in due diverse forme:

  • D-chiro-inositolo
  • Myo- inositolo

Per avere un effetto più completo su tutto l’organismo devono essere assunte entrambe.

SINDROME METABOLICA

È una malattia strettamente collegata al diabete. Le origini della patologia non sono ancora del tutto note, ma una delle cause scatenanti sembra essere l’insulino-resistenza. Il paziente con questa sindrome presenta un elevato rischio cardiovascolare.

I criteri diagnostici della sindrome metabolica proposti dall’Adult Treatment Panel (ATP III) del National Cholesterol Education Program (NCEP) sono:

  • 1.Obesità viscerale (circonferenza vita > 102 cm nell’uomo o > 88 cm nella donna)
  • 2.Trigliceridi uguale o maggiore di 150 mg/dl
  • 3.HDL < 40 mg/dl nell’uomo o < 50 mg nella donna
  • 4.Ipertensione arteriosa uguale o maggiore di 130/85 mmHg)
  • 5.Glicemia a digiuno > 110 mg/dl ma < 126 mg/dl oppure test da carico al glucosio patologico.

Il riconoscimento delle malattie (o condizioni) che costituiscono la sindrome metabolica è relativamente semplice ma può lo stesso rimanere trascurata per anni provocando un aumento del rischio, tra l’altro, di cardiopatia ischemica.

CLAMIDIA

La clamidia è provocata da un batterio il Chlamydia trachomatis. Si trasmette principalmente durante i rapporti sessuali. Nella donna può localizzarsi sul’uretra, collo dell’utero e agli organi circostanti. In questo caso, se non viene curata in modo adeguato, può causare l’infiammazione cronica della pelvi (PID) che può portare a infertilità o addirittura sterilità.

L’eczema

È chiamato anche dermatite atopica ed è una malattia cutanea cronico-recidivante che si manifesta soprattutto in pazienti atopici, portatori essi stessi o consanguinei di portatori di manifestazioni atopiche come asma bronchiale, rinite allergica, orticarie ecc. Per atopia si intende una forte e particolare reattività nei confronti di agenti normalmente innocui (allergeni).
Si manifesta con cute arrossata, talora con essudazione superficiale, a contorni spesso mal delimitati. Le localizzazioni dell’eczema variano a seconda dell’età: durante la prima infanzia le lesioni sono localizzate soprattutto al viso e al cuoio capelluto.

CRANBERRY

Chiamato anche mirtillo rosso è originario del continente nord americano e contiene significative quantità di vitamina A e C, sali minerali, antocianosidi, flavonoidi e altre sostanze antibatteriche. Diversi studi scientifici hanno dimostrato che il Cranberry possiede diverse proprietà benefiche per alcune patologie come cistiti e prostatiti.
Ricerche più recenti hanno inoltre evidenziato come svolga un’azione positiva anche su batteri che provocano ulcere (batterio Helicobacter pylori), carie dentarie e gengiviti (batterio Streptococcus mutans).