Che cosa sono?
I probiotici (dal greco “pro-bios”, a favore della vita) sono, secondo la definizione ufficiale condivisa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), “microorganismi vivi che, somministrati in quantità adeguate, apportano benefici alla salute dell’ospite”.
Per “ospite” si intende, al contrario del gergo comune, il nostro organismo, che in realtà “ospita” questi microorganismi.
I “benefici” sono legati alla capacità dei probiotici di influenzare in maniera positiva la composizione della microflora intestinale che è l’insieme di microorganismi che vive in simbiosi con il nostro organismo e dal cui equilibrio dipende in modo significativo il nostro stato di salute.
Questa caratteristica dipende dalla loro capacità di raggiungere la mucosa intestinale vivi e vitali, sopravvivendo all’acidità gastrica e all’alcalinità biliare.
Devono poi saper aderire alla mucosa intestinale e colonizzarla per poter svolgere il loro ruoli di:
- difesa dagli agenti patogeni
- stimolazione del sistema immunitario
- produzione di sostanze ad azione benefica come le vitamine
- fermentazione delle fibre
La composizione della microflora è influenzata dall’ambiente esterno fin dalla nascita, quando il neonato entra in contatto con la microflora della madre al momento del parto (in caso di parto naturale).
Numerosi studi hanno dimostrato inoltre che già durante la gravidanza, il feto può ricevere dei primi “segnali” che indirizzeranno lo sviluppo della sua microflora.
Questo è stato confermato dalle recenti linee guida dell’ Organizzazione Mondiale delle Allergie (WAO) che raccomandano l’uso dei probiotici in gravidanza (in particolare nell’ultimo trimestre di gravidanza) per prevenire il rischio di eczema nel neonato.
Tale raccomandazione è estesa ad un’altra fase fondamentale della vita della madre e del neonato: l’allattamento.
Anche in questo caso l’uso di probiotici aiuta a prevenire il rischio di allergie e in particolare dell’eczema.
Ma bisogna ricordare che non tutti i probiotici hanno le stesse capacità e le stesse funzioni.
IN GINECOLOGIA
L’uso dei probiotici è molto importante per il benessere della donna che può trarne grandi benefici non solo per il benessere intestinale.
La composizione della microflora intestinale ha infatti una forte influenza anche sul quella vaginale.
La vicinanza anatomica, infatti, fa sì che specie di batteri presenti nel colon possano passare nella mucosa vaginale.
Per questo è fondamentale mantenere un corretto equilibrio della microflora intestinale anche per un ambiente vaginale sano.
Così come alcuni batteri patogeni possono passare dall’intestino all’ambiente urogenitale, generando infezioni (Escherichia coli che provoca cistiti,Enterococcus faecalis che causa invece vaginosi, Candida albicans che origina le famose vaginiti da Candida).
Esistono alcuni ceppi lattobacillari, isolati in ambiente vaginale, e quindi specifici per tale ambiente, che possono essere assunti per os sotto forma di integratori alimentari di probiotici, come il Lactobacillus rhamnosus GR-1 e Lactobacillus reuteri RC-14, molto studiati in ambito ginecologico. Sono presenti anche in dispositivi medici (capsule vaginali) ad uso topico.
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Sono le più comuni infezioni ginecologiche che colpiscono le donne in età fertile.
L’elemento caratteristico è l’alterazione della flora batterica vaginale.
Questa normalmente vede predominare i lattobacilli, che mantengono il pH della vagina entro livelli ottimali e proteggono la donna dagli agenti patogeni.
Se i lattobacilli diminuiscono, altri microrganismi (ad esempio la Gardnerella vaginalis) possono moltiplicarsi originando fastidiosi disturbi come bruciore durante la minzione, prurito e perdite grigiastre e maleodoranti.
La cura di questi disturbi in genere consiste nell’uso di antibiotici (metronidazolo e clindamicina).
Questo porta ad una rapida riduzione dei sintomi ed una iniziale guarigione.
Però molto spesso dopo pochi mesi si hanno delle ricadute molto fastidiose per la donna, che deve continuamente sottoporsi a visite e terapie che non sempre risolvono definitivamente il problema.
Inoltre, in alcuni casi, è possibile che la donna risolva la vaginosi batterica ma sviluppi vaginite da Candida che in realtà non è un batterio ma un lievito.
Quando il disturbo si protrae nel tempo può degenerare e portare ulteriori problematiche ginecologiche come endometrite, malattia infiammatoria pelvica e danni tissutali.
In associazione alle terapie farmacologiche convenzionali è possibile utilizzare i probiotici.
Le vaginosi batteriche durante la gravidanza sono particolarmente pericolose perché aumentano il rischio di parto pre-termine.
Per le donne predisposte a questo disturbo ginecologico è importante concentrarsi sul mantenimento di una microflora vaginale sana per ridurre al minimo questo rischio.
Vengono in genere considerate come una classe a parte, essendo la Candida un lievito e non un batterio.
È un’infezione molto fastidiosa per la donna caratterizzata da: perdite biancastre, dolore intimo, soprattutto durante i rapporti, forte prurito, irritazioni, difficoltà a urinare.
Ne ha sofferto almeno una volta il 70% delle italiane in età fertile e il 28% delle adolescenti.
Di solito viene combattuta con il fluconazolo (farmaco antimicotico) che nei casi recidivanti va assunto ciclicamente secondo parere del medico.
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In gravidanza le difese immunitarie si abbassano per evitare che l’organismo riconosca il feto come un corpo estraneo. Di conseguenza la “sorveglianza” si riduce e aumenta invece il rischio di sviluppare vaginosi batteriche. Questo è pericoloso in gravidanza perché incrementa il
rischio di parti prematuri e di complicanze come l’endometrite post-partum.
La vaginosi batterica, la vaginite da candida e altre infiammazioni, oltre ad influire sulla fisiologica durata della gravidanza possono anche determinare un peso ridotto del neonato alla nascita.
Inoltre una microflora vaginale in equilibrio offre un vantaggio in termini di imprinting microbiologico in caso di parto naturale, in quanto essa rappresenta il primo contatto che il neonato ha con l’esterno.
La flora lattobacillare tende a diminuire, il pH diventa sempre meno acido, fino ad arrivare a livelli neutri (7) o addirittura alcalini.
IN GASTROENTEROLOGIA
Il principale e più conosciuto campo in cui vengono utilizzati i probiotici è la gastroenterologia.
In quanto sono in grado di favorire un corretto equilibrio della microflora.
Una microflora in equilibrio è ricercata in caso di:
- diarrea acuta
- disturbi associati alla terapia antibiotica (diarrea, dolore e gonfiore addominale, disturbi del gusto, ecc.
- diarrea complicata associata a chemioterapia
- diarrea del viaggiatore
- colon irritabile
IN ONCOLOGIA
Secondo quanto emerso da diverse ricerche scientifiche, la prescrizione di probiotici di alta qualità è in grado di contrastare molte alterazioni della flora batterica intestinale legate alle terapie oncologiche.
La radioterapia (soprattutto a livello addominale e pelvico) e la chemioterapia possono provocare infiammazioni delle mucose e alterazioni di alcune attività enzimatiche e della flora batterica intestinale.
Molti degli effetti collaterali regrediscono rapidamente con la riduzione o la sospensione (anche temporanea) delle terapie.
I principali sono:
- nausea e vomito: interessano circa il 60% dei malati oncologici
- stipsi: è causata dai farmaci chemioterapici e dalle terapie di supporto (antidolorifici, ansiolitici, antiacidi, antidiarroici, ma anche diuretici e anti-vomito).
- diarrea: accompagnata da dolori e crampi addominali, senso di nausea, gonfiore, urgenza di andare in bagno, talvolta febbre e più raramente da sangue nelle feci
Quest’ultimo disturbo porta anche a disidratazione e perdita di peso.
In uno studio sulla diarrea da chemioterapici viene riportata una diminuzione del 40% dell’incidenza di diarrea acuta.
L’uso dei probiotici consente, quindi, di ripristinare l’equilibrio della microflora riducendo così anche il rischio di infezioni.
I pazienti possono cominciare a utilizzare i probiotici prima dell’inizio delle terapie e proseguire fino alla fine dei trattamenti.
Esistono altre complicanze frequenti tra i pazienti sottoposti a radioterapia in zona addominale e pelvica, o costretti a lunghe degenze ospedaliere: le infezioni delle vie urinarie.
Il riequilibrio della microflora intestinale può essere d’aiuto in queste condizioni.
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LA SECCHEZZA VAGINALE
È la mancanza di naturale lubrificazione delle zone intime femminili, con conseguenze nell’ambito della vita sessuale, dell’attività motoria e della salute in quanto una normale idratazione delle mucose protegge da infezioni fungine e batteriche.
La secchezza vaginale può causare prurito, bruciore e dolore durante i rapporti sessuali.
Nella maggior parte dei casi, questo sintomo si manifesta in seguito ad una diminuita produzione di estrogeni (periodo menopausale), ma può verificarsi anche in gravidanza, nel post-partum e durante l’allattamento; inoltre le terapie contraccettive orali e l’alta sensibilità all’uso di detergenti intimi, possono essere determinanti per lo sviluppo della secchezza vaginale.
ATROFIA VAGINALE
Con questo termine si indica un’infiammazione delle mucose vaginali, in conseguenza dell’età, ma soprattutto a seguito della carenza di estrogeni, tipica del periodo menopausale.
Viene meno una corretta lubrificazione e ciò fa sì che la mucosa vaginale diventi più delicata, sottile e irritabile.
Questo, associato alla secchezza e al restringimento della vagina rende difficili, dolorosi e spesso impossibili i rapporti sessuali.
DISTURBI ASSOCIATI A TERAPIA ANTIBIOTICA
L’assunzione di antibiotici può avere delle controindicazioni. Malgrado essi siano spesso necessari per curare l’infezione in corso, eliminano anche parte dei microorganismi “buoni”.
Questo crea una condizione di suscettibilità dell’organismo verso ulteriori infezioni.
È il motivo per cui nel periodo successivo alla somministrazione degli antibiotici dovremmo aiutare il nostro organismo fornendogli probiotici, per accelerare il ritorno alla normalità e proteggere l’organismo che si ritrova in una situazione di maggior pericolo.
Inoltre è molto frequente che l’assunzione di antibiotici si associ a stanchezza, malessere, spossatezza.
Ciò in parte è dovuto anche ad una perdita di efficienza della microflora nella produzione di vitamine B.
Le vitamine B collaborano alla produzione di energia e nuovi tessuti quindi sono importanti nei periodi di guarigione e in tutte le condizioni di stress psicofisico.
Specialmente quando la loro sintesi si riduce, andrebbero inserite attraverso un’alimentazione corretta o integratori.
Considerando l’inappetenza che spesso accompagna gli stati di convalescenza e/o stress, può essere più semplice assumerle tramite integratori.
LA DIARREA
È un disturbo che implica un aumento del numero di evacuazioni (3 o più scariche) e una riduzione della consistenza delle feci (non formate o molte liquide). Spesso è accompagnata da altri sintomi come bruciore, crampi, dolori addominali, gonfiore, nausea, febbre, stanchezza, malessere generale, vomito, eruttazioni e meteorismo e presenza di sangue nelle feci.
Le principali cause del disturbo sono:
– infezioni batteriche (Campilobacter, Salmonella, Shigella ecc.)
– intolleranze alimentari (lattosio o altri zuccheri)
– infezioni virali (Norwalk, Citomegalovirus, Herpes simplex )
– parassiti (di solito entrano nel corpo attraverso cibo e acqua)
– reazione ad alcuni farmaci (soprattutto antibiotici, antipertensivi ma anche chemioterapici utilizzati nelle cure contro il cancro)
– malattie intestinali (infiammazioni, coliti, morbo di Crohn e celiachia)
La diarrea è una difesa messa in atto dal nostro organismo. Le ripetute scariche facilitano l’eliminazione di agenti patogeni, tossine o sostanze irritanti.
Il disturbo viene classificato come:
– Diarrea ricorrente (con andamento ciclico ed episodi ravvicinati tra loro)
– Diarrea acuta (la durata è inferiore alle tre settimane),
– Diarrea cronica (la durata è superiore alle tre-quattro settimane)
Esiste inoltre la cosiddetta diarrea del viaggiatore, una particolare forma del disturbo che interessa le persone che si recano soprattutto in paesi in via di sviluppo, anche se in generale una variazione importante dell’alimentazione può predisporre a questo disturbo.
Una delle principali conseguenze della diarrea è la disidratazione originata dalla perdita di liquidi attraverso le feci. È particolarmente pericolosa per i bambini e gli anziani che devono essere trattati immediatamente per evitare gravi problemi di salute. Per recuperare le sostanze perdute con le continue scariche bere molta acqua può non essere sufficiente. Una corretta reidratazione può essere raggiunta utilizzando appositi integratori.
Floridral